Alberto Brandi, condirettore di News Mediaset, parla delle nuove sfide del giornalismo sulle pagine della 25a edizione dell’Annuario Ussi.
“Passano gli anni, cambiano le professioni. Alcune scompaiono, altre subiscono un ridimensionamento di importanza, ma la maggior parte si evolve. E’ quello che è successo al nostro caro e amato giornalismo. La chiave della trasformazione la troviamo in un dato: 25 anni fa la popolazione mondiale connessa a internet non arrivava a 200 milioni. Oggi siamo vicini ai 5 miliardi. La professione si è via via adeguata all’iperconnessione.
Abbiamo dovuto cedere le chiavi dell’informazione, il nostro inaccessibile fortino, a tutti. Condividere una notizia e commentarla non è più una nostra esclusiva. Può farlo anche il nostro vicino di casa dotato di smartphone e un profilo social.
Cosa ci rimane allora? Tanto, quello che basta per essere ancora essenziali. La capacità investigativa, ad esempio, rimane un nostro privilegio. Come l’affidabilità e l’autorevolezza che difendiamo coi nostri tesserini professionali. Lo stesso vale per analisi e commenti. Se il giornalista può essere superato sulla tempestività della notizia da chi è presente nello stesso momento in cui nasce, non deve avere rivali nella capacità di approfondirla, svilupparla, spiegarla.
Sono cambiate le sfide, di conseguenza vanno trovati nuovi stimoli. Se penso al giornalismo sportivo, specificatamente quello legato al calcio, 25 anni fa il contatto tra i colleghi e i protagonisti del pallone era diretto. Le conferenze stampa erano esclusivamente quelle del dopo partita, l’attività settimanale metteva in luce le capacità degli inviati: contavano i rapporti, l’essere al posto giusto, al momento giusto, per realizzare interviste, raccogliere notizie, scovare scoop. Ora tutto questo è difficile, se non impossibile.
Una nuova sfida la affrontiamo e la affronteremo sempre di più con chi ci legge, ci vede e ascolta. L’information overload fa sì che spesso molti dei nostri clienti (lettori, telespettatori che siano) ne sappiano quanto noi, se non di più. Il lato positivo, tra tanti minus rispetto a 25 anni fa, è che l’asticella della nostra competenza si è alzata. L’aggiornamento professionale non si deve però limitare alla conoscenza nozionistica, ma anche all’uso di tutti gli strumenti digitali che ci permettono di essere più agili nella nostra professione”.