
L’impegno “tosto” si è trasformato in un incubo almeno per i primi due set: poi è arrivata la reazione, un po’ troppo tardiva, e Matteo Berrettini è uscito di scena nelle semifinali degli Australian Open, primo Slam del 2022 (montepremi 54,2 milioni di dollari) che si sta avviando alle battute conclusive sul cemento di Melbourne Park. Il 25enne romano era il primo azzurro di sempre al penultimo atto dell’”Happy Slam” (per lui è la terza “semi” in un Major, come Panatta: davanti c’è Pietrangeli con 5).
Sulla Rod Laver Arena Berrettini, n.7 del ranking e del seeding, nella sua terza “semi” Slam in carriera – Us Open 2019 e Wimbledon 2021 le precedenti – ha ceduto 63 62 36 63, in due ore e 55 minuti di partita, allo spagnolo Rafael Nadal, n.5 del ranking e 6 del seeding, per la sesta volta approdato in finale agli Aus Open – 29esima in un Major – dove ha vinto il trofeo nel 2009 (sconfitto nelle sfide per il titolo invece nel 2012, 2014, 2017 e 2019).
Il 35enne mancino di Manacor, rientrato nel tour a inizio gennaio – dopo l’operazione al piede sinistro dello scorso autunno che gli aveva anche fatto pensare al ritiro – con il successo nel “250” di Melbourne (89esimo titolo in carriera), ora è ad un passo soltanto dal record Slam in solitario.
Il maiorchino aveva vinto in tre set l’unico precedente con il romano, disputato nelle semifinali degli Us Open del 2019. Ma da allora Berrettini è cresciuto, e tanto. E poi è da un anno che negli Slam perde solo contro Djokovic. Lo spagnolo ha scelto di rispondere sempre molto vicino alla riga di fondo togliendo il tempo all’azzurro, che al contrario sul servizio dell’avversario è rimasto sempre molto lontano dal campo, almeno per i primi due set. Poi le cose sono un po’ cambiate per Matteo, ma non abbastanza da permettergli di cambiare la storia del match.