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Dopo 23 anni il Nottingham Forest torna in Premier League. Decisiva davanti agli 80000 di Wembley, nel match contro l’Huddersfield, l’autorete di Collwill che ha permesso ai ragazzi di Steven Cooper di conquistare la promozione.

Come non riavvolgere il nastro e ricordare il miracolo della squadra guidata dal mitico Brian Clough, sulla panchina dei “Garibaldi reds” dal 1975 al 1993: eh già, “Garibaldi reds”, gli inglesi con la maglia rossa in onore di Giuseppe Garibaldi che era stato da quelle parti negli anni di fondazione del club, nel 1865; fuori del City Ground, lo stadio sulle rive del Trent, anche la statua che celebra il mister può sorridere per il ritorno nel calcio che conta, in una città in cui la rivalità cittadina con il Notts County, con il Meadow Lane, lo stadio, a trecento metri da quello dei rivali, è radicata profondamente nel tessuto sociale.

Il ricordo indelebile di quella squadra capace di vincere due Coppe dei Campioni consecutivamente nel 1979 e 1980, con uno scudetto conquistato nel 1978 ai danni dell’invincibile Liverpool di quegli anni va al 30 maggio 1979, alla finale vinta all’Olympiastadion di Monaco di Baviera contro il Malmoe, quando sul finire del primo tempo la fuga sulla sinistra della funambolica ala scozzese Robertson portò al cross che tagliò tutta l’area piccola svedese e planò sulla testa di un certo Trevor Francis, che infilò nel delirio del pubblico d’oltre Manica. Trevor Francis, “lo striker”,uno dei più forti attaccanti di quegli anni, allora venticinquenne, che Clough volle fortemente per tentare l’assalto alla Coppa dalle grandi orecchie e che arrivò a gennaio dal Birmingham per la cifra record di un milione di sterline, un attaccante formidabile, tecnico e veloce, dalla capacità unica di crossare con il suo tipico stile per anticipare l’intervento dei difensori avversari e micidiale sotto rete, frenato solo dai numerosi infortuni che gli impedirono di diventare uno dei più grandi a livello mondiale. Tre stagioni dopo l’attaccante di Plymouth fu il grande colpo della Sampdoria di Paolo Mantovani e fece innamorare la parte blucerchiata di Genova per la sua classe cristallina, contribuendo alla conquista della prima Coppa Italia nell’estate del 1985.

Ma torniamo al miracolo Nottingham: due anni prima di conquistare il suo unico titolo nazionale i rossi erano ancora in seconda divisione e l’artefice principale di quel team fu senza alcun dubbio il suo tecnico, scomparso nel 2004 a sessantanove anni, reduce da proficue esperienze nel Derby County, dove vinse un titolo nei primi anni settanta, eliminato dalla Juventus nelle semifinali di Coppa dei Campioni l’anno successivo e nel Leeds, altro squadrone di quegli anni. Clough assemblò una formazione di grande spessore tecnico, modificando il classico gioco britannico fatto principalmente di agonismo e corsa e puntando molto sulla tecnica e sugli scambi nello stretto: pilastri indimenticabili di quella squadra furono Peter Shilton, il più forte portiere britannico della storia insieme a Gordon Banks, Viv Anderson, monumentale terzino destro e primo atleta di colore a vestire la maglia bianca con i tre leoni, l’inossidabile difensore Burns ; Clough affidò le chiavi del centrocampo a John Mc Govern che insieme al fedelissimo irlandese Martin O’Neill lo seguirono dopo essere stati punti fermi nel Derby County . E poi lo scozzese Archie Gemmill per innescare attaccanti come il filiforme centravanti Birtles e l’eclettico Woodcock, con l’incontenibile Robertson a creare il panico sull’out mancino. L’acquisto di Francis fu la ciliegina su una torta già di suo molto guarnita e la stagione successiva i “Garibaldi reds” ottennero un clamoroso bis europeo, eliminando al primo turno il Liverpool che si era ripreso il titolo nazionale ; dopo aver superato in semifinale l’Ayax, ormai in fase discendente ma sempre temibile, grazie ai sigilli di Francis e Robertson, alzarono per il secondo anno consecutivo la Coppa vincendo di misura a Madrid contro il favorito Amburgo, che poteva contare su campioni del calibro di Kaltz, Magath e Kevin Keegan, comprato a peso d’oro proprio dal Liverpool. In quella serata spagnola l’acuto vincente fu ancora di Robertson e fu la fine di un ciclo straordinario che in due anni portò nella città patria di Robin Hood e della vicina foresta di Sherwood oltre alle due Coppe dei Campioni ed al titolo nazionale anche la Supercoppa Europea ai danni del Barcellona.

Nella primavera del 1989 avvenne  la più grande tragedia del calcio inglese , quando in occasione della semifinale di FA Cup contro il Liverpool novantasei tifosi dei “reds” morirono schiacciati nella terribile calca creatasi dentro lo stadio a Sheffield, a Hillsborough, quattro anni dopo la strage dell’Heysel, una pagina drammatica difficile da dimenticare e che scosse tutto il calcio mondiale. Il Nottingham retrocesse poi nel 1993 ed anche Brian Clough, dopo diciotto stagioni, lasciò il club che dopo una risalita in Premier tornò in First Division nel 1999, conoscendo anche negli anni la terza serie: ora finalmente la promozione per l’unico club al mondo capace di vincere più Coppe dei Campioni che titoli nazionali.

Marco Ferrera

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