Campionati Europei di Atletica Leggera-EAA European Athletics Championships
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Libania Grenot e il rapporto con l’Alimentazione. Ecco il racconto della sua esperienza diretta.

“Sono una persona golosa e ci ho messo anni ad imparare ad alimentarmi da atleta professionista. Cosa mangiare, quanto e quando per un atleta non è mai un dettaglio. Il periodo più difficile è quello agonistico: noi atleti viaggiamo in tutto il mondo, partecipando a manifestazioni che si svolgono nei cinque continenti. È una vita itinerante di corsa fra aeroporti e piste di atletica, in cui cambiamo spesso fuso orario ma più spesso ancora alimentazione. Adattarsi alle diverse cucine e abitudini, mantenendo però una dieta per quanto possibile corretta, diventa così una questione di sopravvivenza. Un altro momento difficile è quello dopo l’allenamento, quando mi trascino a casa sfinita e vorrei divorare l’intero frigorifero, proprio come farebbe una vera “panterita”, il mio soprannome. E invece devo controllarmi, bilanciare il pasto, non lasciarmi prendere dalla foga. Altre volte invece sono troppo stanca perfino per parlare, figuriamoci per mangiare. Posso dire però che ora ho imparato a gestire anche quest’aspetto. Nella mia vita ho affrontato tante sfide e difficoltà, ma ogni ostacolo mi ha aiutata a crescere e diventare quello che sono ora: un’atleta e una donna molto più matura rispetto al passato. Gli anni trascorsi in Florida con il mio coach Loren Seagrave, che considero quasi un padre, mi hanno letteralmente trasformata. Ho imparato ad essere un’atleta professionista a tutto tondo mettendo le basi per l’oro europeo di Zurigo. Ora so gestire ogni piccolo dettaglio –  il cibo, il riposo, il sonno, la concentrazione – con serenità, e prima delle gare riesco anche a mangiare e dormire bene, cosa che prima mi era impossibile a causa della grande agitazione.
Serve disciplina, ma l’atletica non è semplicemente il mio lavoro: è la mia vita. Durante le rassegne importanti rimbalziamo tra un allenamento e un’intervista. Spesso mi capita di dover mettere fretta a qualche giornalista per andare a mangiare un piatto di riso in bianco, oppure, dopo un turno di gare serale, tornare di corsa in hotel prima che chiuda la cucina. Non è il massimo, ma devo rispettare orari precisi o il mio corpo non sarà quell’ingranaggio perfetto che mi serve per domare i 400 metri ed essere fra le migliori al mondo. Certo, ogni tanto anch’io cedo ai piaceri della gola: a Zurigo, dopo la vittoria, ho festeggiato con una bella fetta di Sacher… più che meritata, no?”

* campionessa europea 2014 nei 400 metri

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