Mara Navarria, campionessa mondiale 2018 di Spada, parla dei valori del mondo dello Sport, del rapporto con la Scuola e delle relazioni alla base della crescita di una persona.
“SPORT E RELAZIONI – Lo sport ha influito molto nella mia crescita personale. Pratico sport fin da piccola. I miei genitori mi hanno portato in piscina, poi a danza, a pallavolo, sul tatami, in kayak e in pedana. Sono rimasta dove la mia fantasia mi coinvolgeva di più e diventava divertimento. La sala d’armi era un ambiente bello, sano e pulito . Un posto dove porterei mio figlio oggi, e lo porterò appena avrà l’età. Il mio primo Maestro era burbero ma, sotto sotto, era buono, mi voleva bene. Ammetto poi che all’inizio andavo a scherma per il bel giro di amiche con cui commentare gruppi musicali e film. Ritengo tutt’oggi lo spogliatoio come luogo formativo, soprattutto per la relazione con gli altri.
VALORI – La passione è venuta con il tempo. Alla mia prima gara sono arrivata ultima. Alla mia ultima gara ho vinto il titolo mondiale. Un carriera con alti e bassi, un matrimonio, un figlio… ma sono ancora in pedana. Il mio obiettivo è l’Olimpiade.
Lo sport mi ha forgiato anche come donna, mi ha fatto conoscere il mondo, mi ha fatto capire la forza dell’impegno e della dedizione. Mi ha traghettato dal gioco al gruppo sportivo. Mi ha insegnato valori, e le forti emozioni che provo confermano quanto siano giusti, quanto sia bello agire secondo quello in cui credo.
RISPETTO – Il rispetto l’ho acquisito in famiglia e mi viene naturale praticarlo. Sono cresciuta nella bassa friulana, in campagna, saltando i fossi, raccogliendo ciliegie. I miei genitori hanno sempre preteso da me e dai miei fratelli, fin da piccoli, un aiuto anche nei lavori fisici. Lo facevano volutamente, ritenendoli necessari per sviluppare abilità, responsabilità e autonomia. Forse sono stata una bambina fortunata o forse no. Non avevo certo le possibilità che hanno i ragazzi di oggi ma che forse non utilizzano bene. Ho avuto questa scuola familiare. Sono ora convinta che le abilità fisiche e le capacità coordinative, se non vengono sviluppate da piccoli, non si recuperano più.
SCUOLA E SPORT – Il mio rapporto scuola/sport è stato tragico. Ho completato il liceo scientifico senza mai essere bocciata ma con grande fatica per il tempo assorbito dallo sport. Non ne sono uscita in modo brillante ma ce l’ho fatta. Non ero facilitata nonostante che a 17 anni avessi vinto la prima Coppa del Mondo. I miei genitori non chiedevano sconti nello studio ma solo maggiore flessibilità, raramente concessa. In quarta liceo iniziai ad essere convocata anche in nazionale assoluta e per la scuola fu una disgrazia. Ricordo la fatica per recuperare compiti in classe a causa delle assenze prolungate per le gare. Su questo aspetto si deve cambiare.
NUOVO METODO – Chi fa sport o studia musica dovrebbe essere preso ad esempio e non, come mi è capitato, denigrato. Serve un cambio di mentalità e di metodo. Se la scuola lo aiuta il ragazzo può ottenere buoni risultati sia a scuola sia nello sport. Un’attività rafforza l’altra, e viceversa. Vedo invece molti ragazzi che non sanno correre, scoordinati, che hanno paura del contatto fisico. Lo sport potrebbe davvero abbattere un sacco di barriere e di difficoltà! Con l’’università, grazie ai suoi tempi flessibili, le cose sono andate molto meglio. Oggi esistono i licei sportivi ma credo che la pratica dello sport, il cui benessere sulla persona è indubbio, debba essere accettata ed integrata in tutte le scuole. Sento annunci e promesse ma non mi paiono sufficienti. Spero proprio che i buoni propositi si traducano in solide realtà, per permettere a tutti di studiare e praticare sport”.