Mauro Berruto, direttore tecnico della Nazionale di Tiro con l’Arco, parla dello Sport a 360 gradi. E’ la più grande agenzia educativa. Riflessione anche sulla cultura del movimento.
AGENZIE EDUCATIVE – Lo sport, sia visto sia tifato perché non dimentico di esser un grande sostenitore del Torino, ha influito sulla mia crescita e ha occupato la parte più grande della mia vita assieme ad altre agenzie educative: la famiglia, la scuola e l’oratorio.
REGOLE – Da allenatore ho sempre avuto l’abitudine di non dare troppe regole ma di fissare quelle importanti e in grado di esser seguite, nella maniera migliore, dai miei atleti. Tra queste, evidenzio due colonne portanti. La prima è il rispetto dei ruoli, delle persone, degli avversari e della programmazione. In sintesi, la capacità di sapersi relazionare. La seconda è la fatica intesa come bellezza, come elemento fondamentale per trasformare il proprio potenziale in prestazione.
SCUOLA PRIMARIA – Nasco nel CUS Torino, ho sempre vissuto per esperienza personale e diretta il legame tra Scuola e Sport. Premetto di esser molto critico con il sistema italiano. Ho avuto il privilegio di lavorare per 6 anni in Finlandia e di entrare a contatto con un panorama scolastico d’eccellenza. Ritengo che la cultura del movimento vada insegnata già a partire dalla scuola primaria poiché solo così avremo cittadini più evoluti che contribuiranno, tra le altre cose, a far risparmiare contributi al sistema sanitario nazionale. E’ difficile replicare un modello efficiente in Italia e quindi dobbiamo pensare a un modello italiano.
CULTURA DEL MOVIMENTO – E’ vero che occorre risolvere il problema delle infrastrutture ma non dimentico che in Finlandia, per tornare a un esempio positivo, la cultura del movimento si allena anche e soprattutto fuori dalle palestre. La scuola deve insegnare l’attitudine al muoversi, attitudine che con il tempo si trasformerà in attività sportiva. Fare sport non deve esser concepito solo come un diritto ma è anche come un dovere, in termini di prevenzione e di prendersi cura di sé stessi. I bambini devono comprendere che fare sport è cosa bella, utile e piacevole. Partendo da questo presupposto, il lavoro della nostra rete associazionistica federale sarà ancor più qualificante al servizio di ragazzi pronti a esser trasformati in atleti, magari con ambizioni olimpioniche. Uno su mille riuscirà a vincer la medaglia alle Olimpiadi, gli altri 999 diventeranno cittadini migliori.